La frazione è situata a circa 3km dal capoluogo comunale e sorge su di una collinetta tufacea a 254 m di altitudine. Il centro abitato conta circa 25 abitanti mentre la frazione in totale sfiora i 400. Tale territorio è caratterizzato da una fiorente attività agricola (vitivinicola e olearia) ed agrituristica.
Il Borgo
Castel Porrona rappresenta uno degli esempi più evidenti di castelli-fattorie fortificate in Toscana. Nel borgo svettano i due palazzi signorili, dei Tolomei e dei Piccolomini, protetti dalle antiche mura sulle quali sono state poi costruite le abitazioni. Il Palazzo Tolomei e la Chiesa di San Donato delimitano la piazza del paese. Anticamente il Castello aveva un solo accesso ma con il tempo vennero aperte delle piccole porte ai lati delle mura e quindi in prossimità delle abitaizoni. Il Palazzo Tolomei, prima delle modifiche apportate agli inizi del '900 dal Barone di Rochefort, era composto da 24 vani. Il Palazzo Piccolomini invece si trova in prossimità della Chiesa, poco più in basso rispetto al palazzo precedente, e vi si accede attraverso un cortile con pozzo centrale. Dall' antichità fino al 1800 circa il borgo era suddiviso egualmente tra le due famiglie senesi; successivamente una terza famiglia, la famiglia Bruchi, vi acquistò alcune proprietà.
Cenni storici:
dal medioevo ai giorni nostri
Questo castello con annesso borgo, interamente fortificato (XI-XII) ed intatto, venne donato alla Abazia di Sant'Antimo che vi teneva un sindaco. Nel 1212 certo Umbertino di Bernardino console di Porrona impose il pagamento di una cifra di 108 soldi e 4 denari (archivio diplomatico senese Kaleffo Vecchio).
Nel 1271 gli abitanti di Porrona si ribellarono alla Repubblica di Siena come gli Ardengheschi e gli Aldobrandeschi tanto che la Repubblica prese subito provvedimenti e nel 1279 confiscò la proprietà a Bernardino da Cinigiano per disobbiedenza e la cedetta a certo Meo di Guerrino sindaco del Comune di Siena.
Il territorio suscitò in seguito l'interesse di due antiche e nobili famiglie senesi che proprio qua hanno lasciato innumerevoli tracce: i Piccolomini e i Tolomei.
I primi acquisti vennero effettuati da quest'ultima famiglia nella seconda metà del '300 tanto da rimanere signori di Porrona fino alla metà del '400 quando rivendettero buona parte ai Piccolomini.
“I Tolomei possiedono la parte più alta della zona collinare che confina con i comunelli amiatini di Monticello e Castiglioncello Bandini: è la tenuta di Porrona di sopra, meno estesa dell'altra ma nel complesso più redditizia sia per la migliore composizione del terreno sia per una maggiore propensione dei Tolomei ad investimenti e sistemazioni del suolo.
Ai Piccolomini, prima del ramo Tedeschini, poi ai Pieri ed infine alla Consorteria, cui rimase indivisa sino al 1821, toccò la parte basso-collinare o Porrona di sotto degradante dalla strada di Dogana, che congiungeva Cinigiano a Porrona, sino al fondovalle dell'Orcia. Si tratta di due proprietà non ancora arrivate alla massima estensione toccata solo alla fine del '600. Successivamente vari acquisti di terre spezzate e di poderi, unitamente ad occupazioni abusive di terrenti comunitativi, si susseguirono sino al quel tempo. I Tolomei ascquistarono il podere dell'Ambrogina nel 1560, quello delle Vigne nel 1607, quello Nuovo nel 1614, trenta moggia boschive e prative nel 1669, il podere di Belpoggio nel 1672 ed infine nel 1697-98 i poderi di Lucarino e Termine Cuoco nella comunità di Monticello”[1].
Il Castello era prorietà di Laudomia Piccolomini sorella di Pio II, insieme ai terreni ed i poderi tra Pozzuolo e Castiglioncello.
Il Pontefice Pio II, Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini (P.M. 1458-1464) si recò proprio in questo possedimento nel 1459 e l'anno successivo la famiglia Tolomei donò la proprietà della tenuta di Porrona di sopra ai canonici agostiniani di Santa Maria degli Angeli di Siena confermata poi in seguito dallo stesso pontefice con bolla del 19 giugno 1460 siglata in Petriolo.
La famiglia Tolomei conservò altresì il patronato sulla Chiesa di San Donato e di San Giovanni.
Nel 1461 per ovviare alle difficoltà della proprietà, i nipoti del Papa Piccolomini, Giacomo ed Andrea, esentarono gli abitanti dal pagamento delle tasse. Nel 1462 lo stesso Papa decise di riattivare la parrocchia di San Donato, dotandola di casa pievana, vigneto e terreno coltivabile.
Passarono gli anni e nel 1590 il Granduca Ferdinando I concesse a Scipione Piccolomini, proprietario di Porrona di sotto, di ergere detto luogo a priorato e commenda della religione militare di Santo Stefano martire.
Agli inizi del '600 la famiglia Piccolomini, proprietari di Porrona di sotto, risultava possedere nella campagna circostante ben 13 poderi. I terreni erano gestiti con contratti di quarteria o di mezzadria. In sostanza fino alla fine del '700 l'assetto di tale zona era molto simile al “feudo”. Nel castello invece possedevano la casa grande con cantine, forni, granai, stanza del sale ed olio, 12 camere con salone, osteria, fucina, stalle, tinaio, oliviera e 12 case nel borgo.
Dopo diverse diatribe con la famiglia Pieri e Tondi, nella metà del '700 Francesco Maria Piccolomini potè tornare in possesso della sua tenuta ormai in stato di abbandono. La ripresa della gestione diretta della tenuta da parte della famglia, portò, a metà del '700, ad una espansione del sistema mezzadrile, a scapito del contratto di quarteria, sistema più vantaggioso per il proprietario ma non per i mezzadri.
Nella prima metà dell'800 subentrò tra i proprietari la famiglia Bruchi che inizialmente acquistò alcuni poderi e poi l'intero possesso Piccolomini e cioè Porrona di sotto.
I Tolomei invece nello stesso periodo possedevano a Porrona di sopra 11 poderi e l'altra casa padronale e cioè il mastio del castello con servizi annessi. In generale comunque tutto il XVII secolo fu un periodo buio per le due tenute.
Questa proprietà nel 1616 venne incorporata in via cautelativa dai creditori di Filippo Tolomei e cioè il Granduca Cosimo II e il Monte Pio di Firenze che la affittarono fino all'estinzione del debito nel 1652 per poi restituirla ai leggitimi proprietari. Da questo periodo in poi la famiglia Tolomei intraprese notevoli sforzi ed investimenti fondiari tanto da aumentare la produzione già dai primi anni del '700.
Per tutto l'800 tale famiglia mantenne le proprietà della fattoria senza sotanziali variazioni.
Destino opposto invece per Porrona di sotto che venne amministrata fino al 1821 dalla Consorteria Piccolomini, cioè una società dell'omonima famiglia, in quanto le eccessive proprietà tra i vari eredi avevano reso difficle una unica amministrazione. Periodicamente però alcune proprietà vennero vendute alla famiglia Bruchi. L'ultimo rappresnetante della famiglia Piccolomini vendette le proprietà nel 1883. Pochi anni dopo la famiglia Bruchi acquistò buona parte della vecchia proprietà di Porrona di sotto.
Dal punto di vista della produzione, l'olio supera di gran lunga il settore vitivinicolo nella tenuta Tolomei. Tale produzione risulta sempre in crescita fino al 1830 sia per la parte Tolomei che Piccolomini. In quest'ultima invece la produzione di vino è superiore a l'altra. Altri prodotti significativi riguardavano il settore caseario (che aumentò dal 1840) e della lana.
L'allevamento del bestiame invece rappresentava l'unico prodotto poderale e, con i suoi derivati, ha un andamento stabile anche dal punto di vista reddituale.
Nel 1894 il Barone di Rochefort acquistò la tenuta di Porrona di sopra dai Tolomei.
Alla morte del Barone nel 1911 la proprietà passò a Luigi Partini di Siena e l'anno succesivo alla SASEA che acquistò anche Porrona di sotto unificando così, dopo secoli di divisioni, le due tenute per complessivi 4185 ha.
La storia di questo territorio è da collegarsi soprattutto a quest'ultima grande società multinazione con capitale svizzero, la Societè anonyme Suisse d'Exploitations Agricoles, che aveva acquistato altre tenute in Italia, con l'intento di bonificare ed applicare “sani principi di progredita agricoltura e di rigida amministrazione”[2]. Al momento dell'acquisto delle due tenute, le condizioni non erano delle migliori, nonostante le migliorie fatte dagli ultimi due proprietari.
La tenuta era una delle più grandi dela toscana (oltre 4000 ettari e 53 poderi), se non la più grande tra le tenute appoderate col sistema mezzadrile. Oltre a questo mancavano però strade, fossi, fonti e pozzi.
Ma il direttore generale della società, nella figura dell'agronomo Alfredo De Rham, quasi sempre residente a Porrona per dirigere i lavori, portò avanti un razionale ed importante lavoro di bonifica e di modernizzazione.
“Oltre 1000 ettari di terreni improduttivi vennero infatti resi coltivabili”[3] con ingenti sforzi fatti per bonificare il bacino dell'Orcia. Ad ogni podere erano assegnati in media 60 ettari. La società importò inoltre moderni macchinari all'avanguardia per l'epoca.
Dopo tutte queste migliorie, già nei 20 anni successivi, anche le famiglie coloniche videro migliorare di gran lunga la loro precedente e precaria situazione economica, divenendo addirittura creditori. Di conseguenza anche al punto di vista demografico si vede crescere il trend: si passa da 488 abitanti nel 1911 a 676 nel 1936 fino ad arrivare a 690 nel 1951.
Le vicende di Porrona però non finirono qua in quanto, con la riforma agraria, a seguito della legge 21/10/1950 n.841, l'Ente Maremma espropriò la gran parte della tenuta, circa l'87%, lasciando alla società solo 300 ha, il Borgo e l'oliveto circostante.
Vennero espropriati molti poderi e costruiti 115 nuovi, ciascuno dei quali era circondato da circa 23 ha, e cedute 172 quote, per un totale di 814 ha, per 4 ha e mezzo in media. Quasi tutti i mezzadri e i pigionali della tenuta ottenero l'unità poderale.
L'operato dell'Ente Maremma in questa zona può quindi dirsi positivo e riuscito, avendo creato dei piccoli proprietari terrieri, gettando così le basi per la sopravvivenza e lo sviluppo delle numerose aziende agricole o vitivinicole che ancora oggi caratterizzano ldetto territorio.
La società però non si fermò con l'esproprio e acquistò poco dopo 180 ha dalla tenuta di Montenero d'Orcia e trasformò l'ormai piccola tenuta tramite un programma di investimenti come la meccanizzazione, l'utilizzo di moderni fertilizzanti e antiparassitari, indirizzandola ad un ordinamento vitivinicolo e oleario.
Nel 1972 la SASEA vendette definitivamente Porrona.
Oggi Castel Porrona è sede di un resort esclusivo.
Chiese ed edifici pubblici
- La Pieve di San Donato è la chiesa parrocchiale della frazione. Edificata in epoca medievale e sussidiaria dell'abazia di Sant'Antimo alla quale versava le decime. La pieve ha una strutura romanica con una unica navata con transetto ed abside. Al suo interno sono custodite alcune pregevoli opere d'arte, tra le quali spiccano statuelignee e dipinti risalenti a vari periodi storici come la tavola quattrocentesca raffigurante San Nicola in trono con angeli e donatori di Giovanni di Marco detto Dal Ponte e la Madonna con Bambino di Girolamo di Benveuto del 500;
- La Chiesa della Madonna delle Grazie è locata fuori dalle mura di Porrona. Venne edificata durante il '600. Nei secoli successivi l'edificio venne utilizzato per funzioni religiose e non soltanto come luogo di sosta e cappella rurale. La chiesa si presenta come un edificio a croce latina con elementi riconducibili al barocco senese. Intorno alle cheisa è stato costruito un parco ove sono sepolti i caduti della prima guerra mondiale indicati ognuno da un cipresso;
- Chiesa dei Combattenti: caratteristico edificio di culto locato all'incrocio della strada provinciale e di quella comunale e che permette l'accesso al paese. La chiesa non risulta agibile;
- Risultano invece scomparse la pieve di Santa Maria ad Oppiano e la Chiesa di Santa Maria a Colonna;
- Scuola “Gabriella De Rham”: edificio neoclassico, utilizzato come scuola elementare. Situato poco distante dal borgo, venne edificato nel 1922 in memoria di Gabriella De Rham. Una volta venduta la tenuta, la scuola venne ceduta dalla famiglia al Comune di Cinigiano affinchè venisse usata dagli abitanti della frazione. Ad oggi sia l'edificio che il parco attiguo sono gestiti dalla locale associazione Comitato Festeggiamenti Castel Porrona.